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La ragazza che amò Bocca di Rosa



La chiamavano “Bocca di Rosa”,
dell’altra non è rimasto il nome;
ma che presto fosse andata in sposa
è noto senza “perché”, né “come”.

Non ebbe tempo nella stazione
del paesino di Sant’Ilario,
ma avvertì una nuova stagione
muover per l’aria del suo lunario.

Ignorava l’amore per noia,
tantopiù quello per professione;
l’era pur toccata qualche gioia,
se non proprio la vera passione:

quella passione che conduce spesso
a soddisfare le proprie voglie,
senza saper che non è lo stesso
concupir marito oppure moglie.

A lei diedero buoni consigli,
perché non desse cattivo esempio;
capì alla fine ch’eran famigli
d’un dio pagato per star nel tempio.

Così imparò ad abbandonare
quelle comar senza iniziativa,
che scaldavano le anime amare
al fuoco fatuo dell’invettiva.

Quando a lei pure Bocca di Rosa
rubò lo sposo in un soffio d’alba,
lei ripercorse, discreta e ascosa,
l’orme di lui sulla via scialba.

A quel rumor d’insolito passo,
Bocca di Rosa sgranò le ciglia;
l’altra vi colse un sussulto lasso
di timore e grata meraviglia.

Con lor se n’andò la primavera,
in quella notte dal cielo strano,
per salutar la scoperta intera
d’Amore sacro ed Amor profano.



Commenti

  1. Io sono una vera ignorante nel campo della poesia ma questa, per quanto possa valere la mia opinione, è veramente bella. Complimenti Erica.

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