" [...] Cominciamo dal primo livello: il rapporto “solitario” tra un soggetto e un oggetto, ovvero tra l’editore e il manoscritto. Proviamo a calarci nei panni di un filologo che deve allestire l’edizione critica di un testo letterario. Non si tratta, però, di un lavoro arido e privo di humanitas: il filologo non deve solo comprendere e possedere il testo stesso, ma anche chi l’ha scritto. Ha bisogno di entrare nell’anima dell’autore, pur essendo consapevole dell’effettiva impossibilità dell’operazione. Per questo è necessario che sia prudente e guardingo, che non si fidi di nessuno (o di pochi); non deve seguire sentieri che appaiono pianeggianti e ben battuti. Spesso la verità si nasconde dietro le sterpaglie, dove la terra è fangosa e scivolosa, in luoghi che non avrebbe mai immaginato. È un viaggio pericoloso, questo è fuor di dubbio, ma tremendamente affascinante; specie se è stato intrapreso da qualcun altro prima di lui che, giunto a una certa meta, ha creduto che quella fosse la meta (ma esiste davvero, la meta?). La sfida del filologo è arrivare a un punto più lontano di quello raggiunto dal suo predecessore; e, una volta raggiunto, andare avanti, ancora avanti, e proseguire fino a non stancarsi mai: con la possibilità che la prima trappola possa da un momento all’altro riportarlo al punto di partenza. [...]"
Lorenzo Dell'Oso, Filologia del mondo nuovo su Edoardo Varini Publishing
Lorenzo Dell'Oso, Filologia del mondo nuovo su Edoardo Varini Publishing
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