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Incontro Islam-parrocchia: pensieri e parole

Il 26 luglio 2016, due terroristi hanno ucciso padre Jacques Hamel nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, vicino a Rouen. Gli attentatori hanno rivendicato la propria appartenenza all’Isis.             In risposta al gesto, le comunità musulmane, in più luoghi, hanno dimostrato la propria presa di distanza dal terrorismo e la propria solidarietà ai cattolici presenziando alla liturgia in chiesa. Anche a Manerbio ha avuto luogo una versione della manifestazione, il 7 agosto 2016. L’incontro si è tenuto dopo la Messa delle 18:30, sul sagrato della pieve: una collocazione più “neutra” e, allo stesso tempo, più visibile.              Circondati da una piccola folla, hanno preso la parola don Tino Clementi, arciprete della parrocchia di S. Lorenzo Martire, e Issa Nabil, imam della comunità islamica presente a Manerbio. Quest’ultima, come sempre, era riunita sotto le i...

Etica senza potere

“La società greca non ha mai posseduto forti apparati coercitivi di tipo politico, come lo Stato e la magistratura, né tanto meno apparati di condizionamento ideologico ed educativo, come la scuola di stato o una Chiesa unificata. Neppure esistono testi dotati di valore normativo universale, come un corpo legislativo unificato, o un Libro sacro, una Scrittura impositiva perché rivelata. Tutto ciò vale anche in larga misura, se pure in forme diverse, per la società romana, ad eccezione forse di quella tardo-imperiale. Lo Stato non interviene se non sporadicamente e con scarsa efficacia nelle questioni di regolamentazione morale (si possono citare ad esempio le leggi sulla famiglia, sulla condotta sessuale, o quelle contro il lusso); soprattutto, esso non dispone né dell’autorità, né degli strumenti di condizionamento educativo, che gli consentano di imporre le norme di condotta necessarie sia alla vita associata sia all’omogeneità morale dei suoi membri.     ...

La póra

Al mónd ghè póch e niènt che ma fa póra: gó mìga póra dè la zènt catìa perché, quànd gó ‘mparàt a cunusìla, só chèi che bàja e chèi che ‘nvéce pìa. Gó mìga póra gnà dè sèrti mài, chèi che la «Mutua» la ja cüra mìa: argü, cói sólcc, i scàmpa à pèr despèt e mé só bàs cóme «macèlèrìa». Gó póra gnà dè jga mài palànche: n’hó ést tat póche, da che só nasìt e chèi che ‘nvéce i n’ha dè zbàter vìa: «Tön sö ‘na bràca…» a mé i ma l’ha mài dìt. Dò ròbe sùle le ma fa trémà: pèrder al bé dè chi che ga öi bé, dipènder dài crètìni e dài röfià. 12-4-1985 MEMO BORTOLOZZI (In Dólse, salàde e ‘mpééréte , Manerbio 1986, Bressanelli). Da: MemoRandum. Vèrs an dialèt bresà dè Memo Bortolozzi, a cura dè Chèi dè Manèrbe, prefazione di Delfino Tinelli, Manerbio 2013, Bressanelli, p. 85. Traduzione (mia): “ La paura Al mondo, c’è poco o nulla che mi fa paura: non ho paura delle persone cattive perché, quando ho imparato a riconoscerle, so qu...

La nipote del diavolo - III, 9 Ultimo episodio

Parte III: Colloqui 9. Amedeo si rilassò sulla poltroncina, gustando – a palpebre socchiuse – la luce che filtrava attraverso le tendine della biblioteca. Si sentiva come risvegliato da un incubo – il più lungo e il più terribile di quelli che lo avevano visitato periodicamente, in quei sei anni.             «Ormai, mi piace da morire, questo posto…» mormorò voluttuosamente a Nilde, che stava riordinando alcuni volumi. «Che peccato!» sospirò lei. «Non sono sicurissima che diventerà casa nostra. Naturalmente, mio zio mi ha lasciato erede anche di questa… ma dovranno trascorrere almeno dieci anni, prima che io possa entrarne in possesso davvero… date le circostanze della scomparsa . Anche allora, non so se mi converrà mantenere la residenza in questo appartamento, o venderlo. Non i libri, eh… quelli me li terrebbe volentieri la Serra. Ha due case… un po’ di spazio lo troverà, vorrei dire…»     ...

Libera nos a caritate

Fioccano le polemiche sugli aspetti più controversi di Madre Teresa . Nel frattempo, continuano quelle sul burkini , salutate sui social network da un coro di “poverine”, “bisogna aiutarle”, sono “condizionate dalle loro cultura”. Due questioni così diverse confluiscono, però, in un unico punto: quel sentimento della “carità” tanto osannato, senza che se ne vedano i pericoli.             Le persone che, finora, mi hanno maggiormente funestato l’esistenza sono proprio i campioni della “carità”, le "donne Prassedi" . Coloro per i quali io, povera femminella provinciale, non avevo certo la maturità e gli strumenti intellettuali per decidere da me quale religione praticare o di chi innamorarmi. Coloro che si facevano rappresentanti di “una cultura del rispetto e della diversità”, ma mi davano della “strana” e della “pazza” per il mio essere una gothgirl attratta da eremi e abbazie.         ...

La libertà e il senno

Questa sarà - io spero - la prima e l’ultima volta che questo blog farà pubblicità a quel Vernacoliere d’Oltralpe assurto agli onori della cronaca e del martirio non certo per i propri meriti intellettuali. La vignetta qui rappresentata - e già replicata ad nauseam - presenta le disgrazie del terremoto in Centro Italia come specialità del Bel Paese, con un accostamento che provocherebbe la suddetta nauseam anche senza ripetizione. A questo punto, spezzo una lancia a favore del contenuto in sé: che simili tragedie siano tipicamente italiane è vero, non c’è niente da fare. Non tanto perché la nostra penisola è piena di zone sismiche (caratteristica non solo sua, nel mondo), quanto perché l’edilizia nostrana è sistematicamente impreparata. Ogni terremoto scoperchia questioni etiche: è stata usata o no tutta la tecnologia disponibile? Ci sono stati indebiti risparmi sul materiale, nell’erigere o risistemare gli edifici? C’era corruzione negli appalti? Domande brucianti, sulle quali i fran...

La nipote del diavolo - III, 8

Parte III: Colloqui 8. Finalmente, Nilde e Michele Ario erano l’uno di fronte all’altra – la katana stretta da ambedue le mani e puntata all’altezza degli occhi dell’avversario. Eppure, non c’era traccia di sudore, sulle loro fronti. Riuscivano a gustare la brezza primaverile che soffiava sui loro volti, talora, qualche petalo di ciliegio. La luna illuminava lo spiazzo in cui si trovavano. Irene Serra assisteva nell’ombra.             Le spade cominciarono un colloquio muto e argentino, disegnando archi nell’aria. Si interrogavano, si provocavano, si rispondevano, si abbracciavano e si discostavano, come corpi. Quella di Nilde descriveva sei anni di silenzio trascorsi per amore dell’incolumità di un altro, nella paura che non uscisse più vivo dalla casa dello zio. Descriveva l’orrore d’essersi ritrovata in una bara, con le membra che non le rispondevano e l’encefalo ottuso dalla nausea. Urlava il desiderio di for...