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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

M.Q.M., ovvero La Grande Burla

M.Q.M.: Minus Quam Merdam. È la maccheronica sigla con cui vengono apostrofate le matricole nelle università più antiche. Va da sé che è da intendersi in senso ironico. Quel che è meno ironico è il suo essere anticipazione di ciò che la “vita vera” (accademica e non) ha in serbo per loro. Senza che nessuno abbia il coraggio di dirlo in faccia agli interessati. Benpensanti di tutto il mondo, è facile stracciarsi le vesti davanti alle pantomime dei goliardi. Un po’ meno è guardare in volto la propria realtà “perbene” e ammettere che è ancora peggiore di esse. L’avversione dell’ingenuo per la goliardia è la rabbia di Calibano che non si vede riflesso in uno specchio. Quella del perbenista è la rabbia di Calibano che si vede riflesso allo specchio.             Tanto per cominciare, gli esami universitari. Provate a controbattere –educatamente, sottotono finché volete- all’esaminatore che fraintende le vostre risposte. Vedrete con quanta fraternité vi rimetterà in riga.            

Gaya Pavia - Per vivere e lasciar vivere

In origine, era Coming Aut , nata presso Radio Aut tra 2004 e 2005. Dal 2012, l’associazione si chiama, a pieno diritto, Arcigay Pavia . Il socio fondatore è Giuseppe Polizzi , che ne è anche presidente, oltre che consigliere nazionale e responsabile nazionale dell’iniziativa legislativa sul matrimonio. Gli iscritti sono circa 1500, residenti a Pavia e provincia. Fra loro, Carla Stracci , caso praticamente unico (negli ultimi anni) di drag queen italiana politicamente impegnata: laureata in Giurisprudenza, lavora presso uno studio legale, dove si occupa di tutela antidiscriminatoria. Fin dall'inizio, Arcigay Pavia ha collaborato con diversi locali, per creare occasioni di socializzazione . <<La visibilità è importante per la comunità lgbt, perché permette quel “coming out” che è liberazione>> spiega Polizzi. Attualmente, Arcigay Pavia organizza una festa alla settimana presso il Caffè Teatro. L’animazione comprende musica e karaoke. Al martedì sera, ha luogo anch

Tra Kafka e Calvino

La serata piovosa imbeve l’acciottolato. P. è d’umore loquace. Come sempre. Se non che, stavolta, è il turno dei “sassolini nella scarpa”. Ha appena parlato d’una chiesa magnifica, visitata da tutta Europa. E dello scempio perpetrato dai turisti, che ne hanno spezzato i bassorilievi, per portarsi souvenir a casa. Piccole teste o braccia di pietra, che gli scultori hanno rifinito faticosamente e che finiranno nel ciarpame da salotto. ‹‹Qui, in Italia, finisce tutto alla buona›› sospira. ‹‹Nessuno muove un dito per tenere in riga.››             Tranne quando si tratta di pestare manifestanti inermi. In questo caso, le forze dell’ordine spuntano come funghi, per dar lavoro alla sanità pubblica. ‹‹Una volta, sono andato in città, a cercare un regalo per mia madre›› racconta P. ‹‹A un certo punto, nella metropolitana, vedo che la gente comincia a correre all’impazzata. Tutti in direzione opposta alla mia. Mi faccio strada come posso. Sai cosa stava succedendo? Ci sarebbe stata una

Senza parole

Questo pezzo sul sito dell' Huffington Post  è ormai (tristissimamente) noto. Tanto da non abbisognare di presentazione. Ma più interessante è la risposta dell'On. Anna Paola Concia , sulla propria fan page di Facebook: #Gay/ Concia incontra compagni classe e docenti ragazzo suicida Era originale, in cerca della sua identità #ioportoipantalonirosa Roma, 22 nov. (TMNews) - "Oggi ho incontrato per due ore i compagni di classe e i professori del ragazzo suicida del Liceo Cavour di Roma. Ho voluto farlo per capire cosa fosse accaduto davvero. I ragazzi mi hanno spiegato che hanno un doppio dolore: quello della perdita del loro compagno di classe e quello di essere stati descritti oggi su tutti i siti come i responsabili della sua morte. Li ho trovati sconvolti e ho riscontrato un contesto scolastico assolutamente non ostile alla diversità". Lo dichiara Anna Paola Concia, deputata del Partito democratico. "Era sicuramente un ragazzo originale, di certo in cer

A me nono (A mio nonno)

   La stüa la borbòta i sò 'nsome calcc, 'n dèl cantù a l'umbrìa de la làmpada; la somèa la cansù de la Séra che la pasa sö 'n sentér, chi sa 'ndòe. "L'è stàda chèla ólta..." Giü a giü, i grà de la tò éta i scor de i tò làer scür, i vé zo a polsà 'n de le me mà. I sènte: i è nostrà come la cara de la buna lègna che scàlda 'n casa. Sare i dicc e nine le tò memorie, 'ntàt che 'l ciel al smorsa le candéle e 'l ma 'ntorcia 'n de i sò lensöi ömecc. Traduzione:   A mio nonno. “La stufa borbotta i suoi sogni caldi,/ nell’angolo all’ombra della lampada;/ sembra la canzone della Sera/ che passa su un sentiero, chissà dove./ “È stata quella volta…” Uno ad uno, i grani/ della tua vita scorrono dalle tue labbra scure,/ scendono a riposare nelle mie mani./ Li sento: sono genuini come la carezza/ della buona legna che scalda in casa./ Chiudo le dita e cullo i tuoi ricordi,/ intanto che il cielo spegne le c

Il "domani" e il "per sempre"

"Produci, consuma, crepa" . Questa scritta a vernice spray su un muro mi è rimasta impressa dall’infanzia. Solo di recente ho scoperto che era un ritornello di Giovanni Lindo Ferretti. In ogni caso, difficile idearne di più eloquenti. Riassume perfettamente –e con sarcasmo squisito- l’intelligenza di certe “sore Cesire” davanti al “futuro”. Di coloro che ridono sotto i baffi, quando qualcuno dice che studia Lettere. Vien voglia di ricordare che il fidanzato di una mia amica sta per laurearsi in Ingegneria: bravissimo, sa calcolare a mente le strutture, ha già avuto esperienze in cantiere. Ma non trova un cane che voglia fargli far pratica, perché “la crisi” c’è per tutti, non solo per i poeti. Idem per L., diplomato come geometra. E gli unici che io abbia sentito far battute sconsolate sul proprio futuro sono studenti di Medicina o Giurisprudenza.             Non passa giorno che non ringrazi il cielo per avermi dato genitori che nel cranio hanno un cervello, anziché ba

Megafonia compulsiva

  È duro tener fede al proprio interesse per una tematica. Soprattutto se coloro che lo condividono con noi hanno la spada tratta e non concepiscono sfumature oltre al bianco e al nero. Di qua gli uni, di là gli altri: una scacchiera, praticamente. Nessuna possibilità di ridiscutere sui dettagli. Perché qualunque pennellata aggiuntiva è “sicuramente” un attacco di parte. O personale.             E. è una giovane laureata appassionata di blog e social network. Ama informarsi su questioni di genere e sessualità. È favorevole ai matrimoni gay e contraria agli stereotipi di genere. Così come avversa la droga mediatica che strumentalizza problemi delicatissimi (omofobia, femminicidio) per muovere voti da una parte o dall’altra.             Su Facebook, legge uno status pubblicato dalla pagina di un noto blog anti-sessista: “Chiunque neghi l’esistenza di discriminazioni di genere, omofobia, pedofilia è in malafede ed è complice di queste piaghe.” E. ne approva apertamente la

Infanzia interminabile

  “Che l’educazione odierna nasconda al giovanetto l’importanza che avrà nella sua vita la sessualità non è l’unico rimprovero che si deve rivolgerle. Essa pecca anche nel non prepararlo alle aggressioni di cui è destinato a diventare l’oggetto. Introducendo la gioventù nella vita con un orientamento psicologico così sbagliato, l’educazione di comporta come se si equipaggiassero di vestiti da estate e di carte dei Laghi italiani persone che partono per una spedizione polare.”   SIGMUND FREUD ( Il disagio della civiltà, 1929)   Sigmund Freud, Il disagio della civiltà e altri saggi, (“Gli Astri”), Torino, 2010, Bollati Boringhieri, p. 269, nota 1.

Novembre 2012

Mi lavo di dosso gli sputi catodici     e il sangue che ronza nel mio cranio di vetro   Barabba ha scagliato le prime pietre E ha lasciato il conto alle carni di Cristo.   Siete venuti con spade e bastoni come contro briganti o cospiratori Eppure è nella piazza schietta che parliamo Chiedete ai farisei: loro sanno cosa diciamo.   Qualcuno cincischia il verbo di Pasolini: “Avete facce di papà.” A terra ne sussulta appena l’ Ecce Homo.    

Bye al bey, ovvero "Quanto vaglian gl'Italiani..."

Qualche minuto a letto, col quaderno ad anelli e la stilografica, intanto che si sedimentano i pensieri –e i due panini demoliti in un attacco di fame ormonale. Sono grata a F., che mi ha regalato questa serata al Teatro Fraschini di Pavia. L'Italiana in Algeri : “dramma giocoso in due atti, di Giocchino Rossini, su libretto di Angelo Anelli” (1813). Il 15 novembre 2012 ha visto la coproduzione del Circuito Lirico Lombardo, del Teatro Coccia di Novara e dell’Alighieri di Ravenna. Molto efficace e briosa la regia di Pierluigi Pizzi. Francesco Pasqualetti ha diretto l’orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano.             F. aveva deciso di vender cara la pelle per la postazione più comoda in loggione. Perciò, siamo arrivati al Fraschini con mezz’ora d’anticipo. Lungo le scale, lui si è lanciato in una corsa matta e disperatissima. E io dietro, a cercar di riguadagnarlo. Era destino che il pubblico dovesse ridere, ancor prima che iniziasse lo spettacolo.             Mus

Carmina et panem

"Ma che direm noi a coloro che della mia fame hanno tanta compassione che mi consigliano che io procuri del pane? Certo io non so; se non che, volendo meco pensare qual sarebbe la loro risposta se io per bisogno loro ne dimandassi, m'avviso che direbbono: - Va cercane tra le favole - . E già più ne trovarono tra le lor favole i poeti, che molti ricchi tra'lor tesori. E assai già, dietro alle lor favole andando, fecero la loro età fiorire, dove in contrario molti nel cercar d'aver più pane che bisogno non era loro, perirono acerbi. Che più? Caccinmi via questi cotali qualora io ne domando loro; non che, la Dio mercé, ancora non mi bisogna; e, quando pur sopravenisse il bisogno, io so, secondo l'Apostolo, abbondare e necessità sofferire; e per ciò a niun caglia più di me che a me."   GIOVANNI BOCCACCIO     (Introduzione alla Quarta Giornata del Decameron ) 

Chiaroscuri

Sono εἰδύλλια le liriche di Alessandro Castagna . Sono “quadretti” in un senso che abbandona l’impronta bucolica, per farsi, piuttosto, composizioni di sensazioni e pensieri. Per sottolineare la sinestesia sottesa a tutta la raccolta, quest’ultima si apre con una partitura musicale. Un allegretto in battute da 3/8, da eseguire piano.             La galleria è scandita in cinque sezioni: “Chiaroscuri” (l’eponima); “Acquerelli”; “Distanze”; “Rinascite”; “Fuochi”. A presentarle, citazioni da grandi autrici: quasi tutte di lingua inglese, che Castagna insegna. Prevale Emily Dickinson, con la sua vena introspettiva e sospesa fra cielo e terra. I “Chiaroscuri” ritraggono la “banalità del male” così come la percepiva Virginia Woolf: il peso delle giornate “normali” che stillano nell’uomo, fino a invecchiarlo e ucciderlo. Così come fa il tempo “frantumato a ragnatela” (1) , in una Sala d’attesa.             Gli “Acquerelli” sono d’una malinconia più gentile. Protagonisti i paesaggi; il

Un bimbo e una scuola da incubo

Un bimbo e una scuola da incubo   di Canidia Sagani   Non guariranno facilmente le ferite del piccolo “Guidubaldo” (nome di fantasia). Ferite nella mente e nel cuore, causate da educatori che si sono rivelati indegni.             “Guidubaldo” ha 6 anni. Frequenta il primo anno in una scuola elementare di C. La famiglia ha chiesto riserbo sul luogo. Il piccolo aveva già sentito parlare di compiti e note sul diario, ma la realtà si è rivelata ancora più cruda delle aspettative. I docenti pretendono il silenzio assoluto in aula. I bambini devono stare fermi per ore nei banchi. Vietato andare al bagno durante le lezioni, se non dietro formale richiesta. L’insegnamento è legato a schemi obsoleti, come l’apprendimento mnemonico dell’alfabeto: esercizio arido, che tortura le menti infantili con dubbio scopo. Il taglio dei compiti e le scadenze imposte per la consegna non rispettano la personalità degli allievi, i quali hanno gusti e tempi assai diversi fra loro. Non

Ultima puntata - Considerazioni conclusive

  "Eccoci a chiudere un altro lavoro, diverso e forse più complesso rispetto agli altri, ma questo è stato l’intento. Dunque che cosa possiamo ricavare da un’analisi del genere? Dobbiamo ritenere che il filologo, in vista del testo critico, non possa non tenere conto dei problemi di cui abbiamo trattato. Egli dovrebbe porsi queste domande, e trovare, limitatamente a ogni campo, la via più adatta che, come abbiamo detto, tenda alle certezza; in altre parole: che a ogni situazione generante incertezza, egli ponga domande di teoria. Il confronto con queste problematiche, consentendoci di isolare i campi d’incertezza e riconoscerli come tali, esorta la filologia, in sostanza, a un ripensamento di se stessa come disciplina incerta o relativamente certa..." ( continua )   Lorenzo Dell'Oso , Filologia del mondo nuovo   su Edoardo Varini Publishing

Molto rumore per...

<<Capelli rasati, una croce… un atto davvero… inqualificabile!>> Parole colte per caso, sputate da uno dei tanti conduttori televisivi che si riciclano come predicatori. Per far salire gli ascolti. Per non passare inosservati.             Sul banco, c’è la rasatura di un nuotatore undicenne , appena tornato da una gara a Locarno. Ai genitori, per spiegar la croce ritagliata nell’acconciatura, ha detto che era una punizione: “come gli ebrei”, dice un compagno coetaneo. Sdegno; esposto dei genitori; denuncia contro gli allenatori e la vice. In mano, nient’altro che un taglio di capelli e qualche parola.             Credevo d’aver visto abbastanza del circo mediatico, fra bunga-bunga, “nuovi mostri” e “quarti gradi”. Mi sbagliavo.             Nessuno di noi era nello spogliatoio di Locarno. Perciò, noi spettatori (predicatori della domenica in primo luogo) non siamo in grado di valutare quali maniere siano state usate verso il giovanissimo atleta, quali paro